Tuesday, June 23, 2009

CI SIAMO QUASI

Possiamo considerare il disco praticamente finito. Mancano alcune cose tecnicamente fondamentali ma diciamo che ci siamo quasi.

"CAROUSEL" è il nome del nascituro.

Qui di seguito gli 11 brani scelti (che potrebbero subire variazioni di ordine e titolo)

1.RAINY DAY 2.PARALIZED 3.DO YOU WANNA DANCE WITH ME? 4.LIPS 5.LETTERS 6.COUNTRY AIR 7.VIOLET 8.JELLY'S DREAM 9.HERE IS LOVE 10. GRANDMOTHER'S SMILE 11.MORNING NEWS

Sabato registriamo gli archi sotto la direzione del nostro pensatore di riferimento, Emanuele Maniscalco.

Sarà un disco denso e concentrato che possiamo considerare l'esatta fotografia di ciò che siamo ora dopo la bellissima esperienza di Cloud Cuckoo Land e suoi 64 concerti, le prove, i banchetti, le amicizie nuove e vecchie, le migliaia di chilometri.

Registrato, prodotto e mixato tutto da noi (con qualche aiuto qua e là) in diversi studi tra Firenze, Brescia e Milano.

Come anticipavo qualche settimana fa CAROUSEL uscirà ad Ottobre e lo presenteremo ufficialmente al Teatro Lucia di Botticino (BS) Sabato 10 Ottobre 2009.

Tra pochi giorni inizieremo a lavorare all'organizzazione della serata con l’aiuto dell’associazione culturale Morya. Sono benaccetti consigli e collaborazioni varie.

A presto

Annie Hall

Tuesday, June 9, 2009

Inglese vs Italiano

Vorrei fare alcune riflessioni su un argomento delicato che mi sta molto a cuore cercando di far luce su qualche punto oscuro (almeno a me). Tenterò di non dilungarmi troppo.

Ultimamente nelle discussioni con amici, appassionati e musicisti vari non manca mai la questione "ma perché non cantate in italiano?" Domanda lecita. Tagliamo i preamboli e andiamo subito al dunque.

Gli Annie Hall nascono come band che canta in inglese perché la musica che li ha influenzati fin da piccini è soprattutto musica inglese e americana e quindi la prima ovvia (e parziale) risposta potrebbe essere questa. "Si ok dai però perché non cantate in italiano?" mi si chiede. Beh caspita, ci penso spesso, però secondo me bisogna saperlo fare bene e l'importante è esserne convinti. Proseguo per punti e mi spiego.

Innanzitutto è importante dare al suono della parola in sé il ruolo che merita. Parlo di sonorità, di vocali e consonanti che si sposano alla perfezione con certi tipi di musica, accordi, giri armonici. Certo non è scritto da nessuna parte che un determinato genere (definizione che oggi trova il tempo che trova) debba essere fatto in una determinata lingua ma è anche vero che certe cose, è innegabile, funzionano meglio se dette con "quelle" parole.

Personalmente ritengo anche difficile prescindere totalmente dal fatto che sto parlando di persone cresciute nella terra del bel canto, nel paese dei poeti tra i più grandi della storia e nella fattispecie di nomi che mi/ci hanno cresciuti come musicisti ma soprattutto come persone. Quando penso alla "musica italiana" e al concetto di "italianità" io penso ad Ivano Fossati, a Sergio Endrigo, a Giorgio Gaber, all'ultimo De André. Faccio fatica a slegare il concetto di "canzone in italiano" con quello di musica italiana...ed è sicuramente un mio limite, lo riconosco…ma sono felice di ammetterlo serenamente.

Si ok può funzionare benissimo anche una musica tipicamente inglese ("punk rock" ad esempio) con un testo italiano....certo...ma cosa vuoi che ci faccia? Nella fattispecie non mi convince fino in fondo. Preferisco i The Clash!

Da questo ragionamento nasce la difficoltà d’approccio ad un genere che miscela tipici connotati musicali inglesi e americani con un testo in italiano. Sottolineo “difficoltà”, non “impossibilità”, anzi…è qui il fulcro della questione.

Ovviamente ci sono casi in cui il connubio è storia perché è perfetto. Penso a De Gregori e De André che nacquero come i Dylan e i Brassens italiani ad esempio (e di cui adoro ogni singola nota e parola). Penso a Battisti che ha sconvolto il modo di scrivere canzoni in italiano mischiando mille influenze diverse e trasformando tutto in musica italianissima; penso a Conte, Tenco, Battiato…ma qui si parla di geni inarrivabili, i paragoni sarebbero inappropriati. Parlando di cose più recenti (e “affermate”per restringere il vasto campo) mi vengono in mente i cantautori della “scuola romana (Zampaglione, Silvestri, Gazzé, e via dicendo), Capossela, Afterhours, Baustelle, Morgan, Consoli, Benvegnù ..e tanti altri, la lista è lunga e piena di nomi meritevolissimi, non mi stancherò mai di ripeterlo. Mi fermo a queste considerazioni per non entrare nel campo della soggettività dal quale vorrei cercar di star fuori.

A questo punto mi si potrebbe obiettare "voi cantate in inglese perchè è più facile". Bah...io negli Annie Hall trovo molto naturale scrivere in inglese (a prescindere dai gusti e dal risultato) mentre, nel medesimo contesto, trovo meno naturale il mio approccio alla scrittura italiana. Ne subisco chiaramente il fascino e capisco l'osservazione ma considero comunque le cose in due modi diversi, mica ci si può arrovellare troppo il cervello. Per me, in questa veste ripeto, è così.

Sono comunque fermamente convinto che ogni cosa abbia il suo tempo e il suo momento. Ci vuol pazienza, mestiere, tenacia e lavoro.

Torniamo a noi: un'altra considerazione da fare sta nel fatto che nel 2009 l'inglese non dovrebbe essere considerato un limite o una lingua così "lontana" e incomprensibile. La sua continua evoluzione e mutazione (molto lenta ovviamente) sta innegabilmente avvenendo soprattutto "grazie" alle centinaia di migliaia di uomini e donne che comunicano quotidianamente con questa lingua facendola propria...non me ne vogliano i linguisti puristi ma è una realtà indiscutibile.

"Entro il 2010 in tutto il pianeta ci saranno 2 miliardi di persone che parlano inglese, di cui solo 350 milioni saranno madrelingua" (da Internazionale n.781).

Concludo con un'obbligata nota autoreferenziale: il prossimo disco degli Annie Hall sarà in inglese perché con questa “ragione sociale” riteniamo che sia più coerente ed onesto che venga fatto in inglese. Non per comodità, per pararci il culo, perché non ci interessa il mercato italiano o perché vogliamo a tutti costi guardare all'estero.

Noi cantiamo in inglese perché ci piace e ci piacciamo di più cantando in inglese, punto.

Poi il futuro può riservare tante cose nuove chi lo sa...le alternative sono infinite, la storia insegna e gli esempi si sprecano; noi lasciamo le porte spalancate a qualsiasi cosa.

Nonostante il forte desiderio di comunicare anche con un pubblico che a priori (ahinoi) "snobba" chi canta in inglese preferiamo lasciarlo fare a chi lo fa in maniera più convincente. E sono pochi, sempre meno. Ma ci sono per fortuna, e li difenderemo con tutte le armi che abbiamo.

Fabio